Bermuda, abrogata la legge sui matrimoni gay: tornano le unioni civili

Nella stragrande maggioranza dei casi, quando un paese approva una nuova legge che fa fare un passo in avanti sul fronte dei diritti civili, difficilmente si torna indietro. In molti casi non si riesce a tornare indietro perché sono leggi costituzionali o sovranazionali a impedirlo, mentre in altri casi, seppur non ci siano vincoli di questo genere, il dietrofront è reso difficile più che altro da una sorta di consuetudine: si può rivedere una legge sulla scuola, una riforma fiscale o revisionare provvedimenti simili, ma difficilmente le conquiste.

fatte sul fronte dei diritti civili sono oggetto di modifica. Uno dei casi limite in cui ciò è comunque avvenuto ci rimanda alle Bermuda, nota isola facente parte del territorio britannico che ha deciso appunto di cancellare la legge sui matrimoni gay e ripristinare quella vigente precedentemente, che in parole povere creava l’istituto delle unioni civili simili al caso italiano.

Il governatore John Rankin ha motivato la decisione con la necessità di portare nel territorio un equilibrio che ultimamente stava venendo a mancare: il Paese sembra infatti schierato contro i matrimoni omosessuali, mentre invece la Corte di giustizia dell’Unione europea, le cui decisioni influiscono sull’isola, ha sempre spinto affinché anche in quelle sperdute terre dell’Oceano Atlantico si garantisse una tutela alle coppie dello stesso sesso.

Ecco allora che cancellare i matrimoni gay e lasciare delle più prudenti unioni civili è parso essere il compromesso ideale per accontentare un po’ tutti. Una decisione, questa, che non piace però al governo conservatore del Regno Unito, che pur essendo appunto di centrodestra e dichiaratamente conservatore, dalla leadership di David Cameron in poi ha sdoganato la materia e si è schierato (seppure non in blocco) dalla parte dei matrimoni gay.

Non a caso James Slack, portavoce della premier britannica Theresa May, ha affermato che Downing Street c’è molta delusione sul provvedimento preso nelle Bermuda. Al tempo stesso però si precisa che il governo inglese non ha ritenuto opportuno frapporsi alla cosa perché si tratta pur sempre di una misura “democraticamente votata dal parlamento delle Bermuda” (peraltro a larga maggioranza). E la non ingerenza di Londra nelle decisioni dell’isola non riguardano solo questo singolo caso, perché questa politica va avanti dal 1968, cioè da quando l’isola si è dotata di una Costituzione propria.

L’abrogazione della legge sui matrimoni gay, che sta ovviamente trovando la più ferrea opposizione dei sostenitori del movimento lgbt, finirà col causare danni non solo a molti omosessuali del posto, ma si ripercuoterà negativamente anche sul fronte economico visto che le Bermuda sono sempre state una meta d’eccellenza per chi vuol farsi una vacanza relax, e si dà il caso appunto che il turismo gay, in tutto ciò, abbia rappresentato sempre una percentuale non indifferente della totalità del flusso turistico.

Gli armatori della Carnival Uk, che è legata alla P&O Cruises and Cunard, hanno infatti dichiarato di essere “scontenti” della decisione presa, anzi, hanno anche affermato che “non si sottovaluta l’ipotesi che lo scontento causato da questa legge non finirà col ripercuotersi sugli ospiti che avevano pianificato le loro nozze proprio nelle Bermuda”. Come a dire che con questa legge l’isola potrebbe essersi data una zappata sui piedi, quanto meno in termini di minor afflusso turistico.

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