Israele lgbt: sì alla surrogazione, ma gli uomini ne sono esclusi

Recentemente, in Israele, la plenaria della Knesset ha approvato una legge che permette alle coppie sposate e alle donne single di avviare un percorso di gestazione surrogata nel caso in cui volessero avere un figlio. Tale possibilità però  non viene riservata agli uomini single.

Nonostante il parere contrario dell’avvocato del governo, che aveva fatto notare come già due anni fa fosse stata perpetrata una discriminazione tra uomini e donne, il Parlamento ha votato ugualmente il testo che di fatto esclude gli uomini non sposati dalla possibilità di avere dei figli. Il che significa che per le donne ci sarà comunque la possibilità di avere un bambino, al di là del fatto che siano sposate o single, mentre gli uomini potranno avere un bambino soltanto nel caso in cui abbiano un matrimonio eterosessuale in corso (gli esclusi sono quindi le coppie di uomini gay e gli uomini single).

La comunità Lgbt è quindi felice a metà, in quanto il sentimento di solidarietà nei confronti di coloro i quali sono stati esclusi da questa legge prevale su tutto il resto. Anzi, molti autorevoli esponenti di spicco della comunità lgbt hanno definito questo testo come un testo che discrimina le persone, e di questo avviso sono anche Google, Microsoft, Facebook e la compagnia aerea IsrAir.

Come si può evincere, in Israele le leggi che regolano l’affettività omosessuale sono molto disordinate. In linea di massima, però, questo è un Paese che di fatto riconosce e tutela gli individui gay e le coppie dello stesso sesso. E lo sarebbe ancora di più se non fosse stata approvata questa legge, che anche Yossi Shalom, assessore alla municipalità di Haifa per gli affari giovanili e lgbt, definisce “un passo indietro”.

“La legge discrimina principalmente le coppie omosessuali, ma anche uomini eterosessuali single, e per questo l’opposizione alla legge si è trasformata fondamentalmente in una lotta degli uomini e di quanti sostengono una società più giusta”. “Con questa protesta – ha aggiunto – vogliamo ribadire il concetto che non siamo cittadini di serie B e che ci opponiamo all’idea che possa esistere un solo tipo di famiglia: ne esistono tanti e nessuno è inferiore all’altro. Vogliamo semplicemente che i nostri diritti vengano riconosciuti”.

C’è chi paventa che dietro questa “legge a metà” vi sia l’influenza della religione. A tal proposito Shalom ha spiegato: “La divisione tra Stato e religione non è del tutto completa in Israele, e la conseguenza naturale è che si verificano discriminazioni e disuguaglianze. Nutro grande rispetto per la religione, ma non capisco perché una religione che è basata sul concetto dell’ama il tuo prossimo come te stesso sia proprio quella che fa di tutto per discriminare una fetta di popolazione. Ci sono gruppi che usano la religione come arma per scagliarsi contro la comunità Lgbt”.

In ogni caso la legge sulla surrogazione prima o poi arriverà dinanzi alla Corte Suprema, e saranno proprio i giudici a quel punto a stabilire che piega dovrà prendere l’ordinamento giuridico del Paese su questo specifico argomento. I progressisti sono convinti del fatto che la Corte propenderà per l’uguaglianza e quindi per l’estensione di questo strumento anche agli uomini che ad oggi ne sono rimasti tagliati fuori.

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