Lgbt? Sul posto di lavoro non ci si dichiara: Vodafone prova a “correre ai ripari”

Da una ricerca condotta in 15 Paesi emerge che al primo lavoro, la maggior parte dei giovani gay, bisessuali e transgender ometta di dichiarare il proprio orientamento sessuale. Nella gran parte dei casi si tende a nascondere la propria inclinazione sessuale perché si teme che nell’ambiente di lavoro si possa venire a creare un clima ostile: in particolare, i giovani temono che dichiarandosi sul posto di lavoro possano farsi nemici i colleghi (60%), mentre un’altra considerevole fetta di persone teme che il proprio orientamento sessuale possa inficiare le possibilità di carriera (42%) o le probabilità di ottenere una promozione (33%).

Questo il quadro che è venuto fuori a seguito di una indagine commissionata da Vodafone alla società di consulenza Out Now. La ricerca si è occupata di intervistare più di 3.000 giovani LGBT+ sparsi in 15 Paesi, e il risultato è che più della metà di loro non dichiari la propria identità di genere per paura di subire qualsiasi tipo di discriminazione da parte dei dirigenti o dei colleghi.

E’ evidente che lo spaccato emerso dall’indagine sia tutt’altro che incoraggiante, e proprio per questo Vodafone si è occupata di dar vita a “LGBT+ Friends Connect”, un programma internazionale che ha l’obiettivo di sostenere la comunità gay, bisex, transgender e queer, ed in particolare i giovani che ne fanno parte e che si ritrovano a dover entrare nel mercato del lavoro. Ma il programma prevede non solo questa forma di sostegno ai candidati in cerca di lavoro, ma si occupa altresì di formare i dirigenti d’azienda verso un’apertura nei confronti delle minoranze sessuali.

L’intento, in sostanza, è sviluppare una cultura in cui i dipendenti possano sentirsi liberi di vivere la propria identità di genere o il proprio orientamento sessuale senza timore di subire alcun tipo di penalizzazione, perché l’ambiente di lavoro, così come è giusto che avvenga altrove, deve essere un ambiente in cui si respirano i valori della libertà, della condivisione e della fratellanza. Il programma di Vodafone si sviluppa in vari modi. Tra le tanti iniziative v’è la messa in campo di un kit che mira ad aiutare i dirigenti aziendali nell’inserimento di persone LGBT+ nell’organico.

Anna Nozza, volto di Diversity & Inclusion di Vodafone Italia, parla di questa iniziativa come di un percorso “nato dal coinvolgimento attivo delle persone”. “Per quanto riguarda l’orientamento sessuale – prosegue – mi piace ricordare la creazione della rete LGBT+ aziendale e l’ampliamento del welfare, con l’estensione della copertura sanitaria integrativa. Non c’è giorno che passa in cui non ci impegniamo per far sì che ciascuno possa sentirsi accettato per quello che è: la formazione è prioritaria, ma anche il sostegno alle manifestazioni come il Pride possono seriamente fare la differenza, perché in questo modo si accresce la consapevolezza su questi temi e si crea un luogo di lavoro verso cui tutti i dipendenti possano provare orgoglio. Crediamo in una cultura inclusiva e riteniamo che questa sia condizione fondamentale per il successo stesso dell’azienda”.

Il cammino è lungo, ma l’obiettivo più chiaro che mai: il talento di ciascuno va scoperto e valorizzato indipendentemente dalla sessualità.

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