Matrimonio gay, l’Australia c’è: legge approvata all’unanimità

Dopo la parentesi delle unioni civili, l’Australia decide di voltare pagina e di approvare definitivamente il matrimonio gay. La società è pronta, anzi, più pronta che mai: un mese fa era stato fatto un sondaggio che dimostrava come gli australiani fossero d’accordo con il matrimonio egualitario in larga maggioranza. E il voto del Parlamento ha effettivamente riprodotto questo scenario: la Camera dei rappresentanti dell’Australia ha detto sì al Marriage Amendment Bill praticamente all’unanimità, in quanto solo quattro membri su 150 hanno espresso parere contrario.

L’Australia è così diventato il 25esimo paese del mondo che riconosce in tutto e per tutto le coppie omosessuali, dando loro l’opportunità di unirsi in matrimonio al pari di quelle etero (con tutto ciò che ne consegue in termini di diritti e doveri). Inoltre la legge verrà applicata sin da subito, visto e considerato che la stampa parla di prime celebrazioni in procinto di tenersi già a febbraio 2018 (quanto meno quelle “ufficiali”, poiché le cerimonie hanno già cominciato a tenersi).

Tornando al sondaggio di cui prima, gli australiani sono assolutamente schierati dalla parte dei matrimoni gay. Qualche settimana fa nel paese si è tenuto una sorta di referendum non vincolante a cui hanno partecipato 13 milioni di cittadini australiani, vale a dire il 78.5% degli aventi diritto. Il referendum in questione, non essendo vincolante, aveva il semplice scopo di far capire al governo cosa ne pensassero gli australiani di un tema che piaccia o meno rimane ancora controverso.

Ebbene, in quell’occasione il popolo aveva detto sì nella misura del 61,6%, mentre dalla parte del no si era schierato un terzo degli elettori. Dalla parte del sì c’è sempre stato anche il primo ministro Turnbull, che a margine dei risultati referendari disse: “Il verdetto è inequivocabile e praticamente unanime. Gli australiani hanno votato sì e lo hanno fatto guidati dai principi dell’equità e dell’amore. Ora spetta a noi istituzioni fare il lavoro che la gente ci ha chiesto di fare”.

Con l’era Turnbull l’Australia ha letteralmente cambiato pagina e segnato un grande capitolo della sua storia. Tutta un’altra storia rispetto all’epoca Howard, quando il premier John Howard, in carica nel 2004, fece modificare l’Australian marriage act del 1661 in maniera tale che la definizione di matrimonio non apparisse più troppo generica (venne sostanzialmente fatto specificare che il matrimonio era “l’unione di un uomo e una donna con l’esclusione di tutti gli altri”.

Ad oggi sono 25 i paesi nel mondo che riconoscono i matrimoni omosessuali. Hanno deciso di dire sì ai matrimoni gay Argentina, Australia, Belgio, Bermuda, Brasile, Canada, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Sud Africa, Spagna, Svezia, Stati Uniti e Uruguay. Molti altri non hanno una legge così forte in materia ma hanno comunque riconosciuto e regolamentato le unioni omosessuali con l’istituto delle unioni civili, così come del resto ha fatto anche l’Italia proprio di recente, con l’approvazione (non poco sofferta) della legge Cirinnà. Legge sul quale il governo Renzi era arrivato al punto di dover chiedere la fiducia affinché potesse essere approvata una volta per tutte.

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