“Né Giulietta, né Romeo”: Veronica Pivetti regista sposa la causa gay

Era già di per sé una beniamina del pubblico gay ma probabilmente lo è divenuta per davvero quando nel 1998 partecipò a “Commesse”, una delle prime serie italiane a sdoganare su piccolo schermo l’amore tra persone dello stesso sesso. Successivamente investita nel ruolo di professoressa in “Provaci ancora prof!” e indimenticabile voce narrante del documentario “Improvvisamente l’inverno scorso”, Veronica Pivetti ha deciso di ritornare in pista e di farlo stavolta in qualità di regista, sceneggiatrice e naturalmente anche attrice!

E quale miglior modo per farlo se non attraverso un film che riproponesse il suo sostegno alla causa gay? Da questo istinto nasce “Né Giulietta, né Romeo”, film che racconta l’amore, la malinconia, l’omofobia e tutti quegli aspetti che legano il mondo gay ad una Italia per certi versi ancora molto indietro in fatto di battaglie civili. I temi che la Pivetti propone sono molto intensi perchè chiamano in causa sentimenti veri e stralci drammaticamente attuali, ma conditi con l’aria della commedia all’italiana tutto riesce a prendere una piega sicuramente leggera.

Non per questo viene però evitato un sano confronto, non per questo ci si allontana dalla presa di coscienza, né si vuol fare a meno di spingere il pubblico alla riflessione. Anzi, queste sensazioni scattano inevitabilmente dinanzi a scene che vogliono instillare un po’ di domande. E che in effetti ci riescono appieno.

Trama di “Nè Giulietta, né Romeo”

Il senso stesso del film prende forma con Rocco, personaggio interpretato da un grandioso Andrea Amato che si scopre suo malgrado un omosessuale. Rocco è un tranquillo studente di 16 anni che da un anno ormai tenta di portarsi a letto la sua migliore amica Maria (interpretata da Carolina Pavone) senza però riuscirci. Il motivo? Purtroppo il “meccanismo” non vuol saperne di attivarsi. Proprio da questa circostanza Rocco comincia a porsi qualche domanda su se stesso, e non appena viene picchiato e preso in giro dal bullo di turno, fa una scoperta che avrebbe senz’altro voluto evitare: dietro quel “meccanismo” tanto testardo non c’è altro che la sua omosessualità.

Rocco inizia così a scoprire la sua vera identità con l’appoggio dell’amica Maria ma con l’opposizione dei soliti genitori medi all’italiana che pur avendo sempre dato segnali di progressismo, quando sono loro a rimaner coinvolti da “un caso tipo” pensano bene di virare strada abbracciando quello pseudo-conservatorismo misto a un po’ di incredulità: la mamma (Veronica Pivetti) si convince che suo figlio stia solo vivendo un momento di passaggio, mentre il padre vedrebbe di buon occhio il ricorso all’analisi psichiatrica. Eppure Rocco vorrebbe solo e soltanto amare, nonché fare la vita tipica di un ragazzo della sua età.

“Nè Giulietta, né Romeo” raccontato da Veronica Pivetti

“Può una famiglia al passo coi tempi, progressista e in qualche modo alternativa, andare in crisi dinanzi alla scoperta di un figlio omosessuale? Purtroppo sì, e accade anche se siamo nel 2015 – chiosa Veronica – anche se ad essere sinceri eravamo convinti che il dato fosse acquisito e metabolizzato dalla società”.

E come spiega lei stessa, “Né Giulietta, né Romeo” vuol essere un film di cronaca e al tempo stesso una commedia, ergendosi a ritratto della famiglia media italiana: “Per raccontare questa storia ho dovuto allearmi con il mio giovane protagonista, Rocco, andando insieme alla scoperta dei pregiudizi che si vivono in famiglia. Pregiudizi che sono tanto imprevedibili quanto radicati. Ne abbiamo scherzato e pianto al tempo stesso!”.

Insomma, un film di denuncia ma anche una scorrevole storia di come ne circolano a migliaia nell’Italia di oggi giorno. Un film che ha persino ricevuto il patrocinio di Amnesty International, “cosa mai avvenuta prima d’ora per una commedia”, chiarisce soddisfatta la sua creatrice.

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