Non accettano la sua omosessualità: Elenia va via di casa

Pubblichiamo una lettera molto toccante che ci è arrivata da una nostra lettrice che si firma Elenia. Non commentiamo, perché crediamo che tutto ciò che ha detto sia sufficiente a far capire che in certe situazioni per la pazienza e la diplomazia non c’è spazio. Soprattutto quando in ballo c’è il proprio equilibrio interiore.

“Arrivo da una famiglia del Sud Italia, particolarmente tradizionalista e religiosa. Non troppo, il giusto: semplicemente sono di quelli che credono in Dio e nella Chiesa, che si sforzano di andare a messa la domenica e che celebrano in pompa magna quelle che sono le principali ricorrenze cristiane (Natale in primis!). Io in una famiglia del genere ci sono sempre stata un po’ stretta perché devo ammettere di aver avuto sin da piccola un approccio alla vita, alle cose e alle persone totalmente differente.

Io per esempio ho sempre creduto che qualcuno lassù esistesse, ma che fosse talmente grande e inarrivabile da non aver bisogno di essere venerato o quanto meno considerato da noi umani. In pratica credevo che qualcosa c’era, ma finiva lì, e non mi ponevo altri problemi. Poi maturando ho cambiato prospettiva abbracciando un solido ateismo: ad oggi non credo in Dio e tanto meno posso quindi dar credito a ciò che dicono i suoi “mandanti” sulla Terra. Quindi bene o male, prima in maniera più soft, ora in un modo sicuramente più forte, tra me e la mia famiglia una spaccatura c’è eccome.

Molti mi chiedono se forse in tutto ciò non possa avere influito la mia sessualità, perché essendo io una gay dichiarata sembrerebbe naturale che faccia l’esatto opposto di ciò che fa la mia famiglia conservatrice e religiosa. E invece no, la mia sessualità non c’entra con ciò in cui (non) credo. Anzi, il mio essere omosessuale è soltanto uno dei tanti motivi che in questi anni mi ha portato a prendere sempre più le distanze da mamma, papà e compagnia bella. Per la verità, questo è stato proprio il motivo fondante del nostro allontanamento.

Loro infatti potevano pure accettare il mio ateismo, anche perché come ho già detto non sono così intolleranti da questo punto di vista. Ciò su cui però non mi hanno voluto far sconti è stata la mia omosessualità: una volta che lo sono venuti a sapere (non certo per mia volontà) hanno tentato di “mettere le pezze” giustificandosi davanti ai vicini, ai parenti e al “paese” che in realtà questo mio essere lesbica era frutto soltanto della mia ribellione, del mio desiderio di farli innervosire, della mia sete di provocazione. Quando però hanno capito che l’omosessualità non è uno scherzo e tanto meno una provocazione, mi hanno chiesto di reprimere il tutto perché loro non avrebbero potuto accettarla. Mi avrebbero accolta come figlia, ma non come figlia gay.

Sono andata parecchio in crisi per questo motivo e sono anche arrivata al punto di rivolgermi alle cartomanti al telefono per capire come muovermi. E niente, anche con i suoi consulti sono giunta alla conclusione che non c’era via di scampo: per potermi realizzare, ma soprattutto per poter essere felice, dovevo necessariamente allontanarmi dai miei genitori. Una vita con loro dopotutto sarebbe stata una vita di agonie e io non avevo né ho alcuna intenzione di soffrire per chi non mi merita”.

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