Oscar, due film queer tra i candidati per il miglior film straniero

La pellicola di Robin Campillo non rientra tra le cinque candidature agli Oscar per il miglior film straniero. Tuttavia la comunità LGBT può andar fiera di quanto è riuscita a portare avanti: in gara ci sono il dramma sudafricano “The Wound” di John Trengove, già vincitore del Lovers Film Festival di Torino, e l’incredibile storia della trans cilena racchiusa in “Una donna fantastica” di Sebastian Lelio.

Insomma, tra i film preselezionati per le nominations a miglior film straniero spuntano (neanche tanto a sorpresa) ben due film queer.

Di questo ne va particolarmente fiera Irene Dionisio, direttrice del Lovers Film Festival: “Siamo felici per John Trengove che amiamo molto. E’ un regista talentuoso e bellissimo. Abbiamo apprezzato molto anche il lavoro del compagno Marco Dutra, con “Good Manners”. Il risultato raggiunto da Trengove è ottimo e motivo di grande felicità, specie per un ragazzo così giovane come lui. “The Wound” è un film molto bello, non a caso già oggetto di premiazione da parte della nostra giuria”.

Peccato per l’italiano “A Ciambra” di Jonas Carpignano, che ha aperto una interessante parentesi sulla comunità rom di Gioia Tauro e che ha ottenuto il riconoscimento dell’Europa Cinemas Label all’ultimo Festival di Cannes. Per quanto riguarda invece il tanto chiacchierato “Call me by your name” di Luca Guadagnino, trattandosi di una coproduzione internazionale, la pellicola in questione potrà correre in tutte le categorie più agognate (come quella per il miglior film, la migliore regia e i migliori attori).

La vittoria agli Oscar di Moonlight ha aperto (o semplicemente ravvivato) il legame tra mondo Oscar e pellicole a tema LGBT: Moonlight, per chi ricordasse, è stato un vero e proprio caso. Perché non è soltanto stato al centro della serata degli Oscar, ma è anche stato un film pluripremiato in giro per il mondo, nonché la pellicola queer più premiata della storia. Il dramma di Barry Jenkins, Oscar a parte, ha infatti collezionato la bellezza di 186 premi in tutto il mondo.

Sempre sul palco degli Oscar si è tornato a parlare di diritti LGBT grazie al premio che il cantante Sam Smith incassò nel febbraio dello scorso anno per la migliore canzone originale: l’artista britannico, che si esibì anche nel corso della serata, sconfisse Lady Gaga e The Weeknd. E davanti al pubblico e sotto i riflettori del mondo intero puntati contro, dedicò la sua vittoria alla comunità gay, lesbica, bisessuale e transessuale.

“Qualche mese fa – disse – ho letto un articolo di Ian McKellen che diceva che nessun uomo dichiaratamente gay avrebbe mai vinto un Oscar. Ebbene, non è così. Voglio quindi dedicare questo premio a tutta la comunità LGBT in giro per il mondo. Sono qui come un orgoglioso uomo gay e spero che un giorno tutti quanti potremo essere considerati per quello che siamo: uguali”.

Insomma, il cinema e la musica sono ormai molto aperti su questo tema, ma ciò che mancava per completare questo quadro era proprio il tassello degli Oscar. Bisognava scardinare – più di quanto non fosse già stato fatto – quel tabù che, silenzioso e impervio, cercava tuttora di tenere lontani i riflettori degli Oscar dal mondo LGBT.

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