Samira Wiley: “Fiera di essere un riferimento per la comunità LGBT”

Era una delle “criminali” più in vista nel carcere femminile di Orange is the new black, nonché ancella-prigioniera nella pluripremiata serie The Handmaid’s Tale. Samira Wiley è un volto che gli amanti delle serie tv stanno imparando a conoscere e a cui si stanno inevitabilmente affezionando, anche perché a lei spettano spesso e volentieri dei personaggi ribelli, forti e anticonformisti, nonché in linea con quella che è la sua vera sessualità (Samira è lesbica dichiarata).

Lei stessa ha raccontato che prima di accettare il ruolo in The Handmaid’s Tale, ci ha dovuto pensare più e più volte: il fatto di dover riprendere le redini di un personaggio omosessuale rischiava di categorizzarla forse un po’ troppo in quel tipo di ruoli, mozzandole eventuali possibilità di carriera in altri ambiti.

Ma alla fine le paure sono state vinte e la parte accettata: “Sono fiera di aver scelto di accettare la parte, perché ora mi sento quasi come se fossi responsabile nei confronti della comunità lgbt. Molti hanno avuto una vita difficile dopo il coming out, mentre io ho avuto la fortuna di avere al fianco due genitori che mi hanno sostenuta e accompagnata, persino nelle vesti di pastori quali sono. Ovviamente aprendo la chiesa a me e alle persone di ogni orientamento sessuale, hanno perso un sacco di fedeli!”.

Samira ha avuto la capacità, con i suoi personaggi e il suo estro, di sdoganare parecchi argomenti delicati che vanno dall’orientamento sessuale fino all’erotismo in chiave femminile (in entrambe le serie i suoi personaggi assumono aspetti “sessualmente forti”, dando così prova del fatto che anche le donne hanno una certa “sensibilità carnale”).

A questo proposito, l’attrice, cogliendo l’occasione che le è stata offerta da The Handmaid’s Tale, ha dichiarato: “Le donne devono unirsi e combattere tutte quante insieme. In questa serie viene proposto un sistema sociale che divide le femmine per categorie, cioè le serve, le prostitute, quelle che intrattengono gli uomini a distanza, le fattrici, le aguzzine e così via, e questo non fa che metterle l’una contro l’altra. Nella società di Gilead le donne fanno cose terribili, anche a vicenda, quando invece dovrebbero fare squadra e ribellarsi agli uomini che le hanno rese schiave. E’ un messaggio prezioso anche per la comunità femminile dei giorni nostri”.

Effettivamente questa serie tv, che in Italia è stata portata da TIM Vision e che ha ottenuto una miriade di riconoscimenti di ogni tipo, ha destato non poco scalpore proprio per via del fatto che mette in risalto temi controversi, un ideale di società neppure troppo lontano e impossibile, nonché tutta una serie di dinamiche difficili da digerire in un sol boccone. Non a caso la stessa Samira ha consigliato di non usare questa serie per fare binge-watching, perché al contrario di molti altri sceneggiati tv, The Handmaid’s Tale non si presta certo a questo tipo di fruizione.

Se foste curiosi di vederla, sappiate che su TIM Vision sono disponibili in lingua italiana tutte e due le stagioni recentemente andate in onda in America, e che la terza stagione è stata confermata dalla casa di produzione (dato il successo riscosso, sarebbe stato incredibile non rinnovarla almeno per un’altra stagione!)

Foto di Maarten de Boer / Getty Images Portrait

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