Tanzania, persone Lgbt in pericolo: si rischia ergastolo per condotte “innaturali”

Una task force incentrata sulla sorveglianza. Il suo compito, identificare e arrestare tutti i presunti membri della comunità Lgbt oltre che le lavoratrici del sesso in Tanzania. A dare l’annuncio dell’operazione anti-Lgbt è stato il commissario regionale di Dar es Salaam, Paul Makonda, che ha avvertito: non solo gay, lesbiche e transessuali verranno arrestati, e non solo pure le prostitute finiranno in manette, ma anche tutti coloro i quali conoscono omosessuali e non li hanno segnalati verranno coinvolti dalla raffica di punizioni.

Il Codice penale della Tanzania definisce tutto ciò che non rientra nella sfera dell’eterosessualità come “reato innaturale”. Nonostante la Costituzione del 1977 riconosca l’uguaglianza dinanzi alla legge e proibisca ogni forma di discriminazione di genere e di sesso, il Codice penale sembra seguire una strada tutta sua nel momento in cui punisce con un minimo di 20 anni, fino all’ergastolo, gli appartenenti alla comunità Lgbt.

Si tratta di una legge che appesantisce ulteriormente il già opprimente clima di contrapposizione e discriminazione, anche perché non fa che rigettare su gay, lesbiche e transessuali tutta una serie di ostilità, pregiudizi, esclusioni sociali, molestie e violenze che nell’opinione pubblica sono già di per sé presenti. L’annuncio di Makonda mette così sull’attenti i difensori dei diritti umani, convinti del fatto che da questa operazione non uscirà proprio nulla di buono.

La task force di sorveglianza per l’identificazione e l’arresto di membri della comunità Lgbt e delle cosiddette lavoratrici del sesso, ad oggi, ha già prodotto 19mila messaggi e una lista di 300 persone considerate a rischio. Makonda, in diretta sulla televisione pubblica, ha illustrato quelli che sono i piani: si parla di radunare i sospetti gay e sottoporli ad esami anali forzati per accertarne l’omosessualità; nel caso di comprovata omosessualità, si metterà in atto una terapia di conversione coerentemente con l’idea che “l’omosessualità non è un diritto”.

Uno spiraglio di luce arriva dal governo, che per fortuna ha preso le distanze da Makonda. “La proposta di campagna anti-gay lanciata dal Commissario regionale Makonda – si legge in una nota governativa – non rappresenta la posizione del governo ma una sua opinione personale. Il ministero continua a lavorare nel rispetto e nella protezione dei diritti umani internazionalmente riconosciuti”. Fiera di queste parole è Neela Ghoshal, ricercatrice per i diritti Lgbt dell’Human Rights Watch: “E’ incoraggiante che il governo della Tanzania abbia fatto un endorsement per i diritti umani – ha detto -, ma questa dichiarazione rimane comunque un freddo conforto per le persone Lgbt visto che in Tanzania loro saranno comunque sottoposte ad arresti e ad episodi di discriminazione assolutamente arbitrari”.

Effettivamente Amnesty International ha denunciato l’arresto dieci uomini avvenuto non molti giorni fa. L’arresto è stato effettuato a seguito del sospetto di aver celebrato un matrimonio omosessuale nell’ambito di una festa a Pongwe Beach, a Zanzibar. La polizia, ricevuta una “soffiata”, ha proceduto all’incarcerazione dei dieci malcapitati nonostante le parole del governo sembrino sostenere una linea diametralmente opposta.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi