Cartomanzia lgbt, una via di fuga per chi vive in un Paese (ancora) omofobo

Mentre gli altri Paesi europei muovono passi sempre più importanti verso l’uguaglianza tra le persone, e lo fanno anche attraverso il riconoscimento dei diritti civili alle persone lgbt e intersex, l’Italia arranca. Vero è che negli ultimi tempi il Belpaese ha fatto un grande passo in avanti, mostrando finalmente uno scatto d’orgoglio e di civiltà che l’ha fatto entrare a pieno titolo in Europa: l’approvazione del ddl Cirinnà che ha introdotto le unioni civili sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali ha rappresentato un punto di svolta epocale. Quindi che qualcosa sia finalmente stato fatto, è da segnalare e sottolineare.

Resta però il fatto che al di là delle unioni civili, del matrimonio gay, delle adozioni ai gay e così via, c’è uno spaccato di realtà che non possiamo fare a meno di ignorare: quello di una società che è ancora molto chiusa nei confronti delle diversità. L’Italia, infatti, continua ad essere il Paese dell’Europa occidentale che tutela peggio gli omosessuali e i transessuali. Non solo, perché rispetto a qualche anno fa le statistiche dicono che l’Italia sia ulteriormente scesa nella classifica dei Paesi che tutelano meglio la comunità lgbt: peggio di noi fanno solo Slovenia, Romania e pochi altri. In pratica, peggio di noi fanno solo le repubbliche ex sovietiche e i microstati come Cipro e San Marino. Tutt’altra storia rispetto a Malta, Finlandia, Croazia, Lussemburgo che per esempio sono tra gli stati che hanno compiuto più passi in avanti di altri.

Il quadro dell’omofobia in Italia

Di esempi che testimoniano ancora tanta chiusura degli italiani nei confronti dell’omosessualità, della bisessualità, ma anche dei transgender, degli invididui queer e intersex, ne è costellato il Paese. A Torino per esempio una coppia gay si è vista costretta a cambiare quartiere perché stanca di vedersi piovere addosso insulti e angherie di ogni genere, di ritrovarsi scritte offensive sui muri e messaggi intimidatori sotto forma di lettera anonima. E che dire di Bari, dove Paolo, un ragazzo di 18 anni, si è ucciso buttandosi sotto un treno dopo aver scritto “Perdonami, ti amo” al suo fidanzato? Paolo si è suicidato perché i suoi genitori adottivi non accettavano la sua omosessualità, tanto che erano soliti percuoterlo o addirittura dimenticarsi di lui. Incredibile poi quanto accaduto al Gay Center di Roma, dove un blitz notturno ha lasciato il segno con una scritta agghiacciante: “La perversione non sarà mai legge”.

E su questa scia potremmo continuare praticamente all’infinito citando il professore di Perugia contestato dai genitori perché militante di un’associazione lgbt, o ricordando l’uomo pestato su un autobus a Genova perché considerato omosessuale, o tirando fuori il caso di quel ragazzo che si tolse la vita perché i suoi compagni lo bullizzavano per via di come si vestiva (quel povero ragazzo amava vestirsi di rosa).

I dati Istat sull’omofobia fotografano un Paese spaccato a metà: da una parte ci sono italiani che si stanno gradualmente aprendo alle diversità, mentre dall’altra resistono quelli che invece hanno un approccio ancora fortemente ancorato al passato, alla conservazione, alla chiusura. Statistiche relativamente recenti ci dicono che il 61% degli italiani ammette che i gay siano effettivamente discriminati, mentre il 73% ritiene ingiusto che un omosessuale si veda negare un affitto o un posto di lavoro solo in virtù del suo orientamento sessuale. Circa 7 persone su 10 inoltre sono d’accordo con le unioni civili, mentre una metà scarsa dice sì al matrimonio.

Dati, questi, che sono tutti al di sotto della media europea. Incredibile la maggioranza schiacciante che vien fuori sul fronte delle adozioni: l’80% degli italiani si dice contrario all’adozione di bambini da parte di coppie gay e anche all’ipotesi che gli omosessuali possano avere dei figli. Ecco perché nonostante i passi in avanti ci siano, i gay, le lesbiche, i trans e quant’altro non riescono ancora ad aprirsi perfettamente alla società che li circonda. Ed ecco anche spiegato il motivo per cui sempre più ragazzi e ragazze ricorrono alla cartomanzia lgbt.

Cartomanzia per gay, lesbiche e trans: a cosa serve?

La lettura dei tarocchi è un fenomeno sempre più diffuso nella comunità lgbt e lo è proprio per i motivi che abbiamo visto fino a un istante fa. In fondo dover vivere in una società che non ti accetta, o che se ti accetta lo fa sempre con un qualche retro pensiero o con un pizzico di ipocrisia, non è certo facile. Vivere da omosessuale in Italia significa vivere una sfida continua, fatta di sorrisini, di battute, di pregiudizi e, quando va meglio, di una “tolleranza forzata”. Essere gay o trans in Italia si può, ma lo si può essere soltanto se si è pronti a battagliare nel vero senso del termine. Lo si può fare solo se si ha un carattere forte, un fare fiero, e una integrità tale che tutto ciò che si potrebbe veder piovere addosso finirà con lo scivolare via in men che non si dica.

In tutto ciò il ricorso alla cartomanzia rappresenta uno dei vari pilastri su cui si può fare affidamento per vivere al meglio questa condizione e, magari, riuscire anche a vincere questa eterna battaglia! Un consulto con una persona di fiducia può servire ad acquisire fiducia nei confronti degli altri e, prima di tutto, di sé stessi. Significa fondamentalmente trovare un modo per acquisire quella forza, quella tenacia e quell’ottimismo che spesso e volentieri vengono a mancare, specie tra chi fa parte di minoranze silenziose. Ecco perché i tarocchi lgbt sono sempre più diffusi: perché per molti sono un’ancora di salvezza irrinunciabile, un modo economico ed efficace per sfogarsi e trovare possibili vie di fuga da una vita che non è certo quella che si vuol vivere.

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